di Alessio Albertini
Le fiabe,che ci hanno raccontato fin da piccoli, cominciano sempre con un “c’era una volta…”,
per introdurre in un tempo fantastico, lontano, forse mai esistito, ma pur sempre bello da
immaginare. Il rischio, anche per noi cristiani, è quello di pensare che anche il Natale
assomigli un po’ a queste fiabe. Le luci, la musica, i regali, gli addobbi rischiano di creare un
contorno magico ed emozionante lasciando, poi, alla nostalgia il suo finale. Il Natale invece è
vero. E’ una storia vera, documentabile, incarnata: “Dio si è fatto carne”. Da quel giorno la
storia umana non è stata più la stessa. Per questo sarebbe meglio iniziarla con un “c’era una
svolta…”. Lo diciamo tutte le volte che una vicenda prende una piega diversa, quando
perdiamo la strada e siamo invitati a cambiare marcia, quando un indizio imprime una novità
all’indagine. Lo ripetiamo quando anche la nostra vita svolta radicalmente. Lo ha detto anche
il raccattapalle quindicenne, Callum Hynes, diventato eroe in casa Tottenham durante la sfida
con l’Olimpiakos in occasione del gol del pareggio. Elogiato pubblicamente da Josè Mourinho
il ragazzino ha ammesso: «È tutto un po’ surreale e non riesco a credere a quello che è
successo. Ha dato una svolta alla mia giornata, alla mia vita». Una svolta che hanno vissuto
anche i centocinquanta dipendenti di un’azienda di tubi in acciaio inox e leghe speciali che si
sono trovate rimborsate le spese di iscrizione, delle rette, dei servizi mensa e scolastici dei
figli. Un bell’esempio di reinvestimento degli utili che viene da un imprenditore vicentino,
insieme ai suoi tre figli: “perché morire con i soldi in banca? I nostri paesi non devono
scomparire, quindi che i soldi restino in azienda e a chi produce”, ha spiegato ai giornalisti. Un
gesto tangibile di generosità che tiene conto di come si può amministrare custodendo la vita
degli altri e non semplicemente il proprio guadagno. La stessa svolta che ha vissuto Lorenzo
che ha saputo affrontare con coraggio il tumore che lo ha colpito riuscendo a dare coraggio
anche agli altri piccoli pazienti ricoverati con lui in ospedale. La sua è la storia di un ragazzo
che ha deciso che sorridere è più facile che protestare e far sorridere gli altri piccoli pazienti
un’opportunità per crescere. «A Natale avevo le stampelle – ricorda il quattordicenne – ho
messo delle palle di Natale e il nastro colorato dell’albero sulla stampella per cercare di
togliere il pensiero». Della stampella oggi non ne ha più bisogno ed è uscito guarito
dall’ospedale. Fuori, adesso, ci sta anche Ture dopo aver scontato dodici anni di carcere. Gli
incontri con il figlio, che non ha visto nel giorno della nascita perché arrestato il giorno prima,
sono sempre ricoperti di bugie, fino al giorno in cui il bimbo fa i conti con la realtà: “Papi, tu
non stai al lavoro tu stai in carcere. Cosa hai fatto? Hai rubato? Hai ammazzato qualcuno?”.
Parole che spingono Ture a dare una svolta alla sua vita. È Natale quando nella tua vita “c’è
una svolta…”, come per i magi che “per un’altra